Antiche credenze lo collegano al rumore della neve primaverile

Ill canto del cuculo e la divinazione

 

 

Costacciaro - Martedì scorso, durante la notte, è caduta, inconsistente e fradicia, su Costacciaro, e altrove, la cosiddetta "neve del cucco", cioè neve del cucùlo. Erano cosi chiamate, popolarmente, le ultime nevicate primaverili dell'anno, che cadevano, come fossero state scandite dal ritmo modulato del canto del cucùlo. Quest'uccello, scientificamente denominato, a causa della spiccata attitudine al canto, "Cuculus canorus", annunziando la buona stagione, ed il maggio, mese, per eccellenza, dell'amore, avrebbe permesso, con la divinazione, basata sul suo canto, di presagire, a ragazze e ragazzi delle nostre parti, il destino del loro futuro amoroso ed il tempo in cui essi si sarebbero effettivamente sposati. Udendo il suo canto sincopato, le ragazze pronunziavano, infatti, questa rima: "Cucco, cucco, dal becco fiorito, quanti anni ci ho più per pià marito?": I ragazzi, invece, recitavano, un'assonanza leggermente diversa:, "Cucco, cucco, da le penne mólle (vale a dire "bagnate") quanti anni ci ho più per pià mójje?". Gli anni che li separavano dal matrimonio venivano calcolati, contando quante volte l'uccello emetteva, prima di azzittirsi, il suo caratteristico verso: "cu‑cu‑cu‑cu': Se, poi, quando cantava il "cucco", si portavano soldi in tasca, si sarebbero avuti danari per tutto il resto dell'anno, mentre, se non si aveva, al momento, una sola lira in saccoccia, per l'intero anno a venire non si sarebbe guadagnato il becco d'un quattrino.

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