Storia del filosofo e letterato. La sua firma nella grotta del Monte Cucco

Ludovico Carbone, il nostro genio del Cinquecento

Costacciaro - Il filosofo Ludovico Carbone, illustre letterato di fama internazionale, nacque a Costacciaro tra il 1532 ed il 1545, toccò l'apice della sua fama attorno al 1585, e morì, a Venezia, dov'è presumibilmente sepolto, tra il 1597 ed il 1590. Nel 1551, cioè all'età di circa diciannove anni, tracciò forse, col nerofumo della sua torcia, la prima firma leggibile all'interno della Grotta di Monte Cucco. Poco, o nulla, ci è stato tramandato circa l'educazione ricevuta da Carbone. È, però, assai probabile che egli conducesse i suoi primi studi presso i Francescani minori conventuali di Costacciaro. Dovette, poi, passare a formarsi in ambito ecclesiastico eugubino, al tempo del grande vescovo Marcello Cervini (poi Papa, con il nome di Marcello II). Nell'opera "Interior homo", Carbone ringraziò espressamente, per gli insegnamenti impartitigli, l’"Illustrissimo ac Reverendissimo Dominus Octavio Accorombono", eugubino, vescovo di Fossombrone fino agli inizi del Seicento. Agli ammaestramenti dell'Accoromboni, Carbone confessò di aver dovuto molto del suo successo, e ovviamente di quello di quest'opera. Dalla lettura d'alcune altre delle sue opere si evince, poi, come egli dovesse essere, per qualche anno, allievo dei Gesuiti, ed in particolare di padre Claudio Acquaviva, che diverrà Ministro generale della Compagnia di Gesù (allora detta "Societas Iesu"), ed al quale, in processo di tempo, Carbone dedicherà l'opera "Vir iustus". Nell'anno 1570, ottenendo la consacrazione accademica di "Magister Sacrae Theologiae", Messer Carbone divenne pubblico professore del "Glorioso Ginnasio Perugino", nel quale insegnò, oltre alla teologia, il greco, il latino, l'etrusco, e, forse, l'ebraico. E in questi anni che a Ludovico Carbone venne ufficialmente conferita anche la cittadinanza onoraria di Perugia. Dal 1583 al 1590, anno della sua morte, secondo lo storico eugubino, e suo grande estimatore, Vincenzo Armanni ("Morse in Venetia del 1590 d'anni 58 in circa"), Carbone rese edita una serie ininterrotta di circa quaranta libri; quasi tutti in lingua latina. Alcuni di questi testi saranno, poi, pubblicati, postumi, tra il 1590 ed il 1599, segno lampante, questo, della sua grande fama, ormai manifesta e consolidata. La cronologia della sua "opera omnia" (compresi gli scritti pubblicati postumi) va, all'incirca, dal 1583 al 1599: un'intiera vita, spesa fra studi "matti e disperatissimi", si potrebbe dire con il Leopardi. La massima ampiezza dei trattati di Carbone oscilla dai venticinque libri de "La divina istituzione", ai diciotto del "Trattato delle Leggi". L'opera "Compendium absolutissimum totius Summae Theologiae D. Thomae Aquinatis" (Damiani, Venezia, Zenarij, 1587), fu studiata a fondo dal grande filosofo tedesco, del XVIII secolo, Christian Wolff ("Wolfius."). Sembra, inoltre, che perfino il sommo scienziato Galileo Galilei avesse familiarità con le opere di Ludovico Carbone, e, in special modo, con "Introductionis in logicam, sive totius logicae compendij absolutissimi" (Venezia, Iohannem Baptistam & Iohannem Bernardum Sessam, 1597). Dopo ulteriori ed approfondite ricerche sul grande umanista costacciarolo, si hanno, oggi, dunque, buoni motivi per, supporre che Carbone fosse uno dei primi filosofi a prefigurare il metodo scientifico.

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