Da chiesa a museo, bella oggi come ieri

 

 

Costacciaro - La primitiva chiesa parrocchiale di San Marco evangelista di Costacciaro, benché, in origine, molto più piccola di quella successivamente edificata, esisteva, almeno, dal 26 maggio dell'anno 1385, quando, in un documento archivistico, si cita un rettore di San Marco di Costacciaro ("Rector Sti Marchi de Collestacciaio"), e, pari data, nelle sue vicinanze, sussisteva anche 1'ospedale di San Nicola ("Hospitale S. Nicholay de dicto loco"). Secondo un'inveterata tradizione orale popolare del borgo pedeappenninico, i costacciaroli, i quali, nel luogo dove si realizzava l'ampliamento della chiesa di San Marco, avrebbero voluto una piazza, "sguastavano", cioè disfacevano, di notte, la porzione di chiesa che era stata faticosamente costruita di giorno. Nell'Ottocento, poi, la duecentesca Torre dell'Orologio di Costacciaro fu temporaneamente trasformata in campanile della vicina chiesa parrocchiale. La parrocchiale venne definitivamente meno, nella sua specifica funzione, allorquando le fu sostituita la chiesa conventuale di San Francesco, quando, cioè, al sacerdote del clero secolare, si sostituì quello del clero regolare, in poche parole allorché, 1'ufficio di parroco, passò da un prete diocesano ad un frate francescano minore conventuale. Due vallecole della montagna che sorge tra il Borgo San Rocco di Costacciaro e la frazione di Caprile prendono il nome di altrettanti santi: Donato e Marco. La "Valle de San Donato" è quella più prossima a Caprile e ricorda l'antico nome medioevale della frazione. "La Valle de San Marco" dovrebbe, invece, ricollegare il suo nome a quello dell'omonimo Santo, cui l'ex chiesa di Costacciaro, ora sconsacrata, era dedicata. Nell'agosto 1999, l'edificio della chiesa, ormai sconsacrata, diventa "Museo storico-naturalistico del parco di Monte Cucco". Ora, la grande chiesa costacciarola, con bel portale, ornato da fregi dorici, colonne e lapidi all'interno, è stata, nella parte più alta, trasformata in un moderno e funzionale museo-laboratorio. Dell'antica chiesa, riprodotta in una carta della diocesi di Gubbio del XVI secolo, non resta, oramai, che il titolo, attualmente attribuito alla parrocchia.

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