Il cimelio presenta, fuse nel suo bronzo, due iscrizioni. L'interpretazione è stata affidata alla professoressa eugubina Patrizia Biscarini

Il parroco scopre nella canonica una campana del Trecento

 

 

Costacciaro - Durante i lavori di restauro nelle duecentesca "Torre dell'Orologio", il parroco Nando Dormi responsabile del cantiere della casa canonica, collegato da impalcatura con la torre, ha fatto un’inaspettata quanto interessante scoperta: Una campana medioevale, forse trecentesca, resiste, da secoli, al martellamento del piccolo maglio che "batte l'ora", e la fa rintoccare nelle più diverse occasioni. La grande campana, che emette un bel suono argentino, presenta, fuse nel suo bronzo, due iscrizioni epigrafiche. Una è collocata nella sua parte sommitale, mentre l'altra in quella più ampia e "scampanata". La scritta in alto, per la quale è stato usato il carattere onciale, è costituita da monogrammi, o digrammi, mentre quella in basso, pure in onciale, mostra sia parole scritte per esteso, sia termini contratti, nonché una bella croce, di tipologia greca e patente. Appare difficile e prematuro fornire un'interpretazione rigorosa alle lettere poste in alto, l'iscrizione in basso sembrerebbe recitare così: "Quest'opera fu fatta al tempo del Signore Francesco (ma il nome non è di sicura interpretazione) dei Gabrielli (abbreviato in "de Gabrielib")". Franciscus de Gabriel(l)ibus, importante uomo d'arme eugubino, operò, specialmente, negli anni '80 del XIV secolo. Ancora nel XIV secolo, i Gabrielli dettero alla Chiesa i vescovi di Gubbio Pietro e Gabriele. Nel 1350, i De Gabriel(l)ibus presero, poi, parte attiva alla storia di Costacciaro, in occasione di un contenzioso, apertosi tra Giacomo ("Jacomo") e Giovanni Gabrielli per il possesso dell'abbazia di Insula Filiorum Manfredi. Mentre, infatti, Giovanni voleva che questa fosse stata affidata alla guida del monaco Ceccolo, Giacomo la ottenne per suo nipote Gabriele ("Gabriello"), anch'egli monaco della citata badia avellanita, e, forse, identificabile con l'omonimo vescovo di Gubbio, elevato agli onori della Cattedra eugubina nel 1377, di cui il succitato Francesco era fratello. II compìto di interpretare correttamente e in maniera scientifica, e definitiva, l’iscrizione della campana è stato assunto dalla brava paleografa eugubina, professoressa Patrizia Biscarini. Costei ha già riconosciuto numerose chiare analogie formali tra 1'iscrizione superiore della campana di Costacciaro e quella della cosiddetta "Scoletta" di Gubbio, anch'essa Medioevale. Una probabile campana trecentesca, con tanto di testo epigrafico, è, davvero, cosa rara, e rappresenta, certo, un prezioso documento storico e artistico, per la cui scoperta dobbiamo tutti essere grati al parroco di Costacciaro, che, con questo, ed altri ritrovamenti, sta rischiarando molti lati oscuri della nostra storia. Per questi ed altri motivi, occorrerebbe che il Comune di Costacciaro deliberasse in favore della rimozione della campana dalla torre civica, sostituendola con una sua copia, affinché il prezioso originale possa essere restaurato e conservato all'interno del Museo del Parco, come una delle più pregiate vestigia della nostra storia. Qualora, infatti, il raro cimelio dovesse rompersi, perderemmo un irripetibile documento, ancora risuonante delle più varie note del nostro passato.

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