Il rito dell'albero di maggio

 

 

Costacciaro - Alcuni "riti dell'albero", di probabile origine pagana, ed intimamente legati alle cerimonie propiziatorie del ciclico, primaverile rinascere della vita vegetale, vengono ancor oggi celebrati, col nome di "Maggio", nel territorio eugubino-gualdese. È possibile che il nome "maggio", attribuito a quella sorta d'"albero della cuccagna", che s'innalza, ad immemorabili, ad Isola Fossara, e, forse, dall'anno 1004, a San Pellegrino, derivi non dal nome del mese, come si è sempre creduto, bensì dal comparativo di maggioranza latino maior, o major, "più grande", "più alto". Quest'ipotesi può trovare conforto nel fatto che tali celebrazioni del Maggio vengono solennizzate, scegliendo di impiegare l'albero più alto rispetto a tutti gli altri che si sono incontrati durante la ricerca. In ogni caso, il comparativo latino maior ha dato certamente luogo ad alcuni nomi locali dell'area eugubino-gualdese e cagliese: Fonte Maggio (due esempi); strada del Maggio; Monte Maggio; Serra Maggio, ecc. II rito agreste, annualmente celebrantesi ad Isola Fossara, porta all’"inalberamento" di un faggio, alto fino a venti metri, sulla piazza del paese, il giorno di Sant'Antonio da Padova (cfr. sull'argomento: Bruno Cenni, , Il Maggio di S. Antonio a Isola Fossara e i Ceri di Gubbio, Città di Castello, Poligraf 1987, p. 199). Tale faggio è "tripartito", componendosi di tre elementi fondamentali: il Maggio vero e proprio, la giunta e la cima. Il bosso, che, per essere sempreverde, simboleggiava l'immortalità presso varie culture, e, in specie, presso i Galli, viene posto, probabilmente con questa medesima valenza, a coronamento della cima del "Maggio", e dialettalmente chiamato "le rame del vèrde".

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