Alla scoperta di Colmartino, un paese che vanta origini antichissime

Quando "piccolo" vuol dire importante

 

 

Costacciaro - Colmartino di Costacciaro: quando piccolo è sinonimo di antico ed importante. Colmartino di Costacciaro vanta origini antichissime, forse addirittura antecedenti a quelle del capoluogo di comune. Già dal 1130, infatti, l'abitato rurale costituiva una possessione fondiaria del monastero di Sant'Andrea dell'Isola dei figli di Manfredo, la cui proprietà giungeva sino al torrente Scirca. Come si evince, inoltre, dalla Chartula transactionis, refutationis et concessionis, un documento contenuto nelle Carte di Fonte Avellana (C. Pierucci e A. Polverari, vol. II, p. 104), e datato 8 settembre 1156, Anselmo, vescovo di Foligno, dichiara di aver ricevuto, dai monaci di Fonte Avellana, a saldo del debito da essi contratto col suo predecessore, Benedetto, una cospicua somma di danaro "nell'ozio che precedette il pranzo", e a conclusione di questo, consumato nella Domus Berardelli di Colmartino. Interessantissima risulta la citazione di questa dimora nobile di Colmartino. Nel  secolo XV, la Domus Berardelli figura fra i vocaboli della Villa Collis Martini, ricompresa nella curia del Castrum Collistacciarii (Costacciaro), con il nuovo nome di Ca Belardello, cioè casa di proprietà d'un tale Belardello. Il 25 agosto 1678, don Iulius Tuccius, vicario generale del Vescovo di Gubbio, benedisse l'edicola di Sant'Ubaldo di Colmartino, costruita, per devozione, da Antonio Sermano o Sermani, e nella quale, don Pompilius Puchio, celebrò la sua prima Messa. L'edicola riveste un certo interesse per una pregevole opera del grande pittore eugubino Francesco Allegrini che vi si conserva. Tra il XVII ed il XVIII secolo, a Colmartino dovette essere costruito, da un'omonima famiglia di Gubbio, o di Fano, il Palazzo Billi, o, popolarmente, "Palazzo del Billo", cori la sua bella cappella privata, forse dedicata, dalla famiglia Sciomer, alla Madonna, la quale, incoronata, e con il Bambino in braccio, è splendidamente effigiata, in un tondo di maiolica, sulla facciata dell'edicola.

Un segno inequivocabile sopra La Pìgnola

La meridiana solare di Monte Cucco e la grande ombra a forma di somaro

Costacciaro (e. p.) Coloro i quali, un tempo, andavano, a piedi, da Colmartìno a Costacciaro, sapevano che, quando si formava una grande ombra, a forma di somaro, sopra i boschi della località La Pignola di Monte Cucco, questo era segno inequivocabile che s'era fatto mezzogiorno. Sempre sul Cucco, inoltre, La Balza del Mezzogiorno veniva così chiamata, dagli abitanti del settore marchigiano della montagna, perché il suo primo, completo entrare in ombra, che si verifica quando il sole è allo zenit, indicava loro che era mezzogiorno. La grande parete fungeva, così, da enorme, quanto inconsueta, meridiana solare.

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