Costacciaro Lavori alla chiesa di Santa Maria Assunta

Spunta una "traccia" del '500

 

 

Costacciaro - Durante recenti restauri il parroco di Costacciaro don Nando Dormi ha rilevato sulla campana della chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo in Via Nuova (nota con il nome de "La Bianca", complesso monastico benedettino fondato dalla Beata Santuccia Terrabotti di Gubbio ‑ la data 1522). Sul suo bronzo starebbe, poi, scritto, in lettere maiuscole: "Pregu redeqeths Baldo deciho et Vico de Polonio MDXXII sta honpagnia mese de fare ad MDXXII". L'iscrizione potrebbe essere così interpretata: "A Baldo de Cicco e a Vico di Polonio, nel 1522, questa compagnia (forse la confraternita dei Bianchi) commise (cioè ordinò) di fare (tale campana), nell'anno del Signore 1522". Sulla facciata di questa chiesa, dove all'interno è venuto alla luce anche un bell'affresco, purtroppo obliterato dalla seriore costruzione d'un pilastro, don Nando ha scoperto anche una singolarissima croce incisa su pietra. Nei secoli la chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo (quando era tempio cristiano era lungo 14 passi e largo 6) ha avuto molte donazioni. Tra il XV ed il XVI secolo un abile pittore realizzò un affresco di "Madonna col Bambino in trono" corredandolo con una dicitura in volgare dell'epoca ("Spechiate nel mio stato", cioè 'prendete esempio dal mio modo di essere', ecc.). L'autorevole storico dell'arte Enzo Storelli ritiene sia "opera di ambito eugubino, di un ignoto, tardo seguace di Ottaviano Nelli". Passando al 1628, il nobiluomo Marcello Fauni creò un censo a favore delle monache. Nel 1640, il reddito di questo cenobio era costituito da 51 mine di grano, 50 some di vino, e da censi per un totale di 2500 scudi. Nel 1713 le monache avevano nell'orto un bellissimo pozzo in pietra profondo 10 metri e con una riserva d'acqua perenne della profondità di 4 metri circa. Durante l'occupazione francese a inizio '800, il monastero fu chiuso; ritornato al potere il governo pontificio, riebbe i beni, ma non si riuscì più possibile a riformare la comunità. Le religiose si trasferirono, così, nel monastero di San Marziale in Gubbio, dove, una di queste, forse di Costacciaro, fece dipingere un affresco su cui volle il Beato Tomasso. Nel 1816, parte della costruzione monasteriale fu acquisita dal cenobio di San Marziale di Gubbio, mentre, il resto, passò alla comunità di Costacciaro. La chiesa fu, invece, affidata alla locale confraternita dei Bianchi: Tutto il complesso fu espropriato nel 1861, e, di lì a poco, cadde nel totale degrado. Parte di esso è tornata all'antico splendore e vi ha sede il Centro escursionistico naturalistico Speleologico.

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