La proposta dello storico Ruggero Lupini, riflessione su passati errori di gestione dei Beni

Una targa in memoria di padre Giuseppe Bellucci

 

 

Costacciaro - Pubblichiamo un intervento dello storico locale Ruggero Lupini. Charles-Alexis Clérel de Tocqueville scrive: "Quando i popoli perdono i valori e le tradizioni del passato sono individui che perdono la memoria e scompaiono". Propongo, dunque, di apporre una targa sulla ex chiesa di San Marco con il nome di padre Giuseppe Bellucci di Costacciaro, il quale, da solo, e contro ogni opposizione, volle donarla al nostro paese. Sono testimone delle tante critiche, e molti si rivolsero a me per farlo desistere. Inoltre, quando restituì al vescovo di Gubbio tutta la parrocchia, con la casa del parroco, che avevano acquistato i frati francescani nel 1909, padre Bellucci; oltre al fabbricato, lasciò tutto, l'arredamento, mobili, e biblioteca, ed usci dalla casa canonica senza ricevere una lira. Non ripetiamo i tanti scempi del passato! Ne cito alcuni: distruzione della grande porta a tre archi, dove ora è: il monumento ai caduti in guerra. Il suo grande architetto ne costruì una simile, a Spello, che l'annovera, tuttora, fra i suoi gioielli artistici. Fu poi scioccamente respinta la richiesta di acqua per la costruzione di una cartiera Miliani di Fabriano, a Villa Scirca, preferendole la fonderia di Gedeone Antinucci (il "Maglio Vecchio"), che occupava solo due operai. Poi, Perugia, l'acqua se l'è presa gratis! Senza nessuna perizia preliminare, ai primi del 1900, è stata abbattuta la più bella torre del paese, il maschio del Rivellino. Anche recentemente, un sindaco permise che si abbattesse la torre di via Boldrini. Nel tardo Medioevo, il popolo di Costacciaro elevò una modesta edicola mariana nei pressi dell'attuale chiesa della Incoronata, Mastradella, o Mastarduccia, sulla quale, un anonimo quanto abile pittore, raffigurò il Cristo che incorona la Beata Vergine Maria. Nel 1635, la ricca famiglia Vergari, che possedeva il terreno, vi eresse l’attuale chiesa, che in­globò l'edicola. Un artista secentesco vi effigiò, poi, in stucco, il Padreterno che regge il mondo. I costacciaroli credevano che, allorquando si fosse staccato quel globo, sarebbe finito il mondo. La chiesa era aperta al culto pubblico, e ricordo distintamente quando, con mamma, andando al cimitero, ci intrattenevamo un poco al suo interno. In una domenica di settembre, vi si svolgeva la festa e la Santa Messa domenicale. Perché la vecchia Sip, oggi Telecom, che ha un bilancio di miliardi, si è presa in affitto una chiesuola privata, vincolata, per legge, al culto? Perché Neno Vergari ed il parroco, per un misero introito, hanno dato il permesso di sconsacrarla? Perché non chiediamo il trasferimento della Telecom? Un altro scempio fu compiuto riempiendo la chiesa del cimitero di brutti loculi mortuari. Altri tollerarono, inoltre, la demolizione della casetta dove, nell'anno 1262, nacque il Beato Tomasso.