martedì 2 gennaio 2007

Colloquio sulla guerra con un costacciarese del 1924

Mario Tognoloni racconta il sacrificio dei "vecchi"

Costacciaro - Mentre fa ingresso il nuovo anno, andiamo con la memoria a un tempo lontano. Un'occasione per fare un augurio speciale a un cittadino che porta con sé un pezzetto di storia. Nel marzo del 1944,1'agricoltore 33enne Tommaso Fiorucci, conosciuto come "Tomassino de Valbano", viveva e lavorava, con il fratello, a "Collalto" di Costacciaro, insieme alla famiglia Facchini, i cui membri erano detti "Feliziani". Tommaso, nato a Gubbio nel 1911, da Giuseppe Fiorucci e Domenica Casagrande, ma, come detto, dimorante, con la moglie, Giuditta Procacci e alcuni figlioli nel vocabolo "Collalto", svolgeva ivi, e del tutto pacificamente, il mestiere di agricoltore. La sua vita fu improvvisamente sconvolta e, poi, stroncata, a "Col de Noce", il 27 marzo del 1944, nel corso di un brutale rastrellamento nazista. Ce lo racconta vibrando ancora d'emozione, Mario Tognoloni, "De Pretone", classe di ferro 1924, ora residente a Ferba di Costacciaro. "Poco dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, da poco ritornato a casa dalla Toscana, dove ero soldato, insieme al sergente di Costacciaro Vincenzo Agostinelli (detto "Marabone"), io fui protagonista di quel tragico rastrellamento nazista del 27 marzo 1944. Alcuni di quei drammatici fatti si svolsero nelle località rurali "I Palazzi" (dove sorgevano le case di due famiglie contadine) e "Col di Noce" di "Collalto" di Costacciaro. Il mio conoscente "Tomassino de Valbano", fu sparato, alle gambe, perché, dopo essersi fatto scoprire, alzandosi in piedi a guardare i movimenti dei nazisti, aveva provato a scappare, per paura, dalla buca in cui si era rifugiato con altri, fra cui Duilio Facchini "De Feliziano" di Sigillo (vivente). Dapprima colpito ad una gamba, con le sue grida di dolore, attrasse l'attenzione dei tedeschi che lo freddarono con spietate scariche di mitra. Io scampai miracolosamente all'uccisione. Me ne tornai precipitosamente, a casa, al vocabolo "Termini Chiascio", scendendo per il Fosso di Ràncana". "Furono tempi durissimi ‑ racconta - ma la nostra grande voglia di vivere e di costruirci un futuro migliore, ci spinse a sperare e ad andare avanti. Non a caso, nel novembre del 1944 mi sposai. Spero che le future generazioni non dimentichino mai quello che noi abbiamo passato.

Euro Puletti