martedì 8 maggio 2007

La scoperta fatta dal ricercatore Fabrizio Cece

Quando a Costacciaro c'era una miniera d'oro

CostacciaroIl ricercatore d'archivio, eugubino Fabrizio Cece, nel corso d'un rigoroso lavoro storico su Costacciaro, presentato ufficialmente lo scorso anno, ha, tra l'altro, scoperto un sorprendente documento nel fondo Benveduti  (Volume n. 5, c. 92r) dell'archivio vescovile di Gubbio. In esso, infatti, si tratta della incredibile scoperta d'una miniera d'oro, d'argento e di ferro a Costa San Savino di Costacciaro. Il 21 dicembre 1792, Vincenzo Antonio Marcellini da Matelica scrive, difatti, una lettera al nobile Massarello Massarelli Fauni di Costacciaro, nella quale gli ventila il possibile sfruttamento economico della sensazionale scoperta recente d'una miniera di oro, argento e ferro a Costa San Savino di Costacciaro. “Ma la nuova che mi preme è quella che lei mi da circa la scoperta della miniera a S. Savino di Oro, Argento e ferro”. Nella stessa missiva, il Mercellini sostiene, inoltre, che il grande artista della ceramica mastro Giorgio da Gubbio, per ottenere i suoi inimitabili lustri metalli, utilizzasse terre coloranti provenienti dal “Distretto di Gubbio” e, forse, pare di poter leggere fra le righe, proprio da Costa S. Savino. Marcellini termina il suo comunicato scritto con un accorato appello allo stesso erudito Massarello Massarelli Fauni, affinché egli gli permetta di verificare direttamente le proprietà coloranti di questa "terra minerale", inviandogliene alcuni campioni, all'interno di alcune apposite "sacchettine". "Conviene, perciò non abbandonare la scoperta ancorché la miniera fosse povera; sarebbe un gran che, se la terra di questa potesse servire ad ottenere si fatta vernice. È necessario perciò procurarsi avere delle sacchettine di tal terra minerale perché vorrei sperimentarla. Chi sa che questa terra minerale ben purgata e mischiata con le vernici dei piatti non ci dia il colore aureo. Di grazia dunque non la perda di mira per questo solo fine”. La scienza geologica ci dice oggi, che la presenza, almeno in forma massiccia, di tali metalli preziosi sui nostri monti è praticamente impossibile, ma a noi piace continuare a sognare, inseguendo ancora le belle favole antiche e sperando che esse ci rivelino, d’improvviso, verità occultate dalle polveri del tempo e negate dalla vana presunzione degli uomini.

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