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Anno V° numero 173 dicembre 2006
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IL PERSONAGGIO ITALO-AMERICANO ED EX GIOCATORE DELLA NOSTRA NAZIONALE; E' STATO RIELETTO ALLE ELEZIONI DI MEDIO TERMINE NELLO STATO DOVE RISIEDE. E IL TUTTO E' PARTITO DA NONNO GUIDO David Tomassoni Dall'hockey su ghiaccio al senato del Minnesota con Costacciaro nell'animo di Anna Maria Polidori Un politico con un passato nell'hockey su ghiaccio, con tanto di tre scudetti (l'ultimo a Milano) in Italia dopo gli inizi all'università di Denver, Stati Uniti. E il tutto è partito da Costacciaro. . . II senatore David Tomassoni, italo-americano, democratico, riconfermato le scorse settimane per altri quattro anni nello stato del Minnesota con una vittoria del 79% contro il rappresentante repubblicano, ha parenti a Costacciaro e i suoi nonni, come molte famiglia nel passato più o meno remoto del nostro Paese, decisero di emigrare negli Stati Uniti. Parla benissimo italiano, è dotato di vivo senso dell'umorismo, ride spesso e di gusto e quando lo chiamiamo per l'intervista, il 5 dicembre, ci fa notare che è anche il giorno del suo compleanno. Senatore Tomassoni, iniziamo dalle sue origini... Mio nonno era nato a Costacciaro nel 1885 e si chiamava Guido Tomassoni. Vennero qui in America o poco prima o poco dopo la Prima guerra mondiale. Il nonno poi si sposò con Giosefina Sabatini, un'italiana nata, però, in America. Le assicuro che quando torno a Costacciaro sembra di respirare l'atmosfera di italianità che c'è qui, in quanto molti dei cognomi italiani sono uguali. Quando tomo da voi mi sento a casa: da noi manca un'ospitalità così calda Ora una fetta consistente dei miei parenti si è trasferita in altre zone d'Italia, sebbene abbia ancora parenti in zona. Quando è sbarcato per la prima volta in Italia? Nel 1975. Mi ero appena laureato all'università di Denver in economia e commercio. E già mi distinguevo nell'hockey. Così sono volato da voi. Non parlavo italiano per niente, ricordo. Sapevo solo dire "pasta" e poche altre parole, in buona parte epiteti che mi scagliava contro la mamma quando era arrabbiata con me, ma di cui io non sapevo il significato. Ho imparato l'italiano nella zona dell'Alto Adige, a Ortizei. Pensavo durante quel primo periodo: mi fermo un anno, gioco, vedo un po' d'Italia, mi diverto, poi giro l'Europa, infine ritorno in America. Invece mi sono fermato per sedici anni. Le soddisfazioni più grandi nell'hockey? Ho giocato per tre anni nella nazionale italiana di hockey e abbiamo disputato le olimpiadi invernali di Sarajevo nel 1984. Nel '91 decide di tornare in America. Sì. E mi sono buttato in politica già nel 1992, per le elezioni politiche, e ho subito vinto. Come è nata questa coincidenza così fortunata? Sono sempre stato interessato alla politica. Italia e Stati Uniti godono di una profonda connessione l'uno con l'altro. In più uno dei rappresentanti del mio paese aveva deciso di smettere di fare politica attiva. Cercavano un altro candidato convincente. Da allora la mia vita è stata costellata solo da tanti successi e vittorie. La mia è una zona ad alta densità democratica e mi lasci dire che adesso Bush ha agevolato di molto le campagne elettorali del nostro partito. II vento sta cambiando in molti sensi, per fortuna. Le nostre zone: cosa l'ha colpita di Costacciaro? Ogni volta che torno a Costacciaro torno a casa. Si mangia e si beve da Dio, da voi. Molti qui non possono capire che cosa voglio dire con questo. E c'è, poi, un'ospitalità così calda che da noi manca. L’ultima volta che sono tornato in Italia è stato nel 2001. Ricordo che avevo con me anche papà adesso 87enne. In lui è forte il desiderio di poter rivedere ancora una volta Costacciaro. C'è stato due volte e in ciascuna di queste si è divertito e commosso molto. E sua moglie, senatore? Mi è piovuta dal cielo, L’ho conosciuta a un torneo a due chilometri dalla mia cittadina e poco dopo un anno ci siamo sposati. Abbiamo tre figli e due nipoti. Ha qualche hobby particolare? Mi piace tanto giocare Che emozione le Olimpiadi invernali di Sarajevo. Ora l'impegno sono i problemi della gente a golf e poi dilettarmi a guardare gli sport professionisti, essendo io stesso uno sportivo. Giro spesso con i miei nipoti perché anche loro giocano a hockey. Poi guardate, il mio hobby personale, devo confessarlo, è la famiglia! Come è rappresentato il suo Stato, il Minnesota? Abbiamo 67 senatori e 134 rappresentanti. In passato ero stato eletto nelle liste dei rappresentanti. Solo dal 2000 sono passato al senato, vincendo le elezioni. Mi aspettano altri quattro anni. Qui abbiamo molte miniere di ferro (nelle miniere di Hibbing lavorava il nonno Guido, ndr), poi ci sono molte fattorie, infine le grandi città, come Minneapolis e San Paolo. Quali le problematiche da affrontare ogni giorno? La cosa più importante a San Paolo è l'istruzione. Metà dei soldi, dall'asilo all'università, vanno in questa direzione. Altro grande problema è rappresentato dal servizio sanitario nazionale. Da noi non esiste la parte pubblica. Ricordo ancora quand'ero a Costacciaro (e avevo portato mia moglie da un dottore) la nostra sorpresa nello scoprire che non si pagava niente. Qui non è così. Il problema diviene grosso quando si toccano i diritti delle fasce di reddito più basse, che non possono permettersi una copertura sanitaria sufficiente. Stiamo lottando per poter garantire anche a loro questo diritto alle cure, ma, senza polizze assicurative, i medici, in America, rinviano le piccole problematiche a quando il problema crescerà ancor di più. Il pronto soccorso da noi è molto caro. Credo che i tempi siano maturi anche qui per poter cominciare a istituire un servizio sanitario pubblico. Conosce John Kerry? Non lo conosco bene. Ci siamo visti un paio di volte prima delle Presidenziali 2004 e poi ho giocato a hockey con John nel febbraio 2006. Abbiamo parlato, dopo, e lui conosce anche un po' d'italiano. Hillary Clinton in una possibile sfida per le Presidenziali 2008? Non ci sarà altri che lei. È molto intelligente; è già senatrice, gode di un'ottima sovraesposizione. Due parole sulla situazione internazionale? Certe guerre non erano da farsi. Le guerre dividono e difficilmente uniscono i popoli. Bisogna dialogare, invece di usare le armi. I PARENTI Sono vari i parenti in Italia del senatore Tommasoni. La sorella di sua nonna, Linda Mattarella, poi sposati con un Fiorucci, emigrò da Costacciaro a Roma nel 1945. Parliamo con Mara, la figlia, che ricorda con affetto la visita del senatore nel 2001: “Lui e il padre stavano in un albergo vicino a San Pietro. In quei giorni spesso ci siamo visti e li abbiamo invitati a pranzo. Conosco David sin da ragazzo: era proprio una bella persona. E tale si è conservata nel tempo, con valori ben precisi dentro di se". Angiolo Biagio Tommasoni vive invece a Costacciaro: “Siamo parenti, ma alla lunga. Si sono sbagliati, una volta in America, nel trascrivere il cognome di David, così è diventato Tomassoni. Lui era molto affezionato a un suo parente ormai scomparso in zona. L'amicizia con lui era cresciuta grazie al lungo periodo in Italia e alle sue frequenti visite qui. Purtroppo non ho tenuto contatti molto stretti con lui, e viceversa”.
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