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Anno 3° numero 89 ottobre 2004
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"Non ci resta che smettere?"di GIANLUCA MARCHESE Nel primo semestre del 2003 i danni derivanti dall'uccisione di capi d'allevamento da parte di lupi o cani inselvatichiti nella zona del Parco del Monte Cucco ammontava a oltre 80mila euro, con 220 vittime tra ovini, bovini ed equini (tutti puledri). E questo solo considerando le aggressioni denunciate ovviamente. Nel 2004 la situazione sembra sia ulteriormente peggiorata, tra lo sconcerto degli allevatori della zona, che non sanno proprio più come fare per arginare i danni."Ho subito l'ultimo attacco ‑ ci racconta Natale Vergari di Costacciaro ‑ giusto il mese scorso: ho perso 4 pecore e 2 agnelli, tutti non ritrovati. Ma se parliamo anche di altri, tanto per fare un paio di esempi, posso dire che Carlo Generotti ha perso una quindicina di ovini tra luglio e settembre, mentre Francesco Gambucci alcuni vitelli al pascolo e uno giusto due settimane fa a Costacciaro bassa." Come cercate di difendervi? "Ultimamente gli attacchi dei lupi sono meno sostanziosi per loro, perché noi allevatori cerchiamo di salvaguardarci quanto più possibile tenendo le bestie nelle stalle. Il fatto è che comunque le nostre sono tutte aziende piccole che necessitano assolutamente della montagna, perché tenere i capi in stalla costa molto di più e non favorisce di certo l'animale. Pensiamo ai concepimenti: rispetto all'anno scorso nella mia azienda sono nati 14 vitelli in meno." "Oltretutto ‑ interviene Milvio Menichetti di Sigillo ‑ tenendoli in stalla cala anche la qualità della carne, è naturale. Non sarà mai come stare al pascolo. Poi c'è il problema della paura: nel mio allevamento dall'ultimo attacco dello scorso anno ancora deve nascere un agnello. Nel frattempo, oltre che a vari vitelli al pascolo sul Cucco, ho perso 2 vitelli uccisi dai lupi giusto vicino alla stalla, non così lontana dal centro di Sigillo. Comunque anche altri sigillani, come Dante e Gianni Generotti, hanno subito diversi danni."Anche nella zona di Scheggia non si è scherzato, come ci conferma un altro allevatore, Paolo Vergari: "Ai pascoli sul Motette ho già perso 3 vitelli, ma i lupi sono arrivati anche a un passo da casa mia. Sinceramente sono, e siamo, piuttosto sfiduciati, anche perché gli enti locali del territorio, comuni, Parco, comunità montana, ci sembrano troppo indifferenti e non ci pare si sia fatto qualcosa per salvaguardare i nostri piccoli allevamenti e i loro posti di lavoro. Abbiamo un giudizio negativo sul funzionamento non funzionamento del Parco, anche perché poi è inutile parlare di carne buona, prodotti tipici eccetera, non è che provengono dal nulla. C'è del lavoro dietro. Di questo passo non so come potrebbe finire." Simile concetto è poi ribadito da Natale Vergari: "Sarebbe anche necessaria una maggiore comunanza d'intenti dei nostri enti locali. Se non si trova una soluzione al problema prima o poi ci ritroveremo con un territorio senza allevatori. E non dimentichiamo che anche da noi dipendono macellerie e caseifici e la loro qualità. Cosa offriremo ai turisti del Parco?" Rinaldo Masci di Isola Fossara aggiunge qualcosa di particolare: "Negli ultimi cinque mesi ho perso 13 capre e 9 pecore, al pascolo o nelle vicinanze del recinto. Ma non c'è solo il lupo. Il lupo non salta un metro e settanta di rete: il problema sono anche alcune linci. Già mi hanno attaccato 2 pecore e a un mio conoscente, Corrado Brunamonti, sempre di Isola, hanno ucciso un puledro." Inoltre si parla anche di aquile reali che rapiscono gli agnelli più piccoli, li lasciano cadere per ucciderli e poi li riprendono per portarli via. Il problema dunque sembra piuttosto serio. Si è arrivati davvero al limite? |
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