Anno 3° numero 94 dicembre 2004

 

 

Parco vincolato: ecco come rimediare

di Gianluca Marchese    

Era il 1999: le comunanze agrarie di Costacciaro e Campitello (Scheggia), con i due comuni interessati (ai quali si aggiunge anche Sigillo) e l'ingegnere Mario Mariucci, iniziano a lavorare e progettare l'eolico nelle zone del Parco del Monte Cucco. Si parte dall'istallazione di due anemometri per monitorare i siti prescelti per la realizzazione degli impianti: Pian di Spilli per Costacciaro e Pian di Rolle per Scheggia. I risultati sono più che buoni e si decide di andare avanti. Il comune di Scheggia fa tutto velocemente e vota subito per la realizzazione del progetto. A Costacciaro le cose vanno più o meno alla stessa maniera, anche se la competenza del progetto rimane all'Università degli uomini originari. A primavera 2004, dopo che molti investitori (anche tedeschi) si sono già mostrati interessati e sorpresi positivamente di fronte all'alto grado di preparazione del progetto, la comunanza agraria di Costacciaro (con i comuni di Scheggia, Costacciaro e Sigillo) chiede alla Regione che nel Piano Energetico Regionale (PER) non si vieti la realizzazione di impianti eolici nei parchi regionali. Come va a finire ce lo spiega proprio il presidente dell'antico ente di Costacciaro, Natale Vergari: "Finisce che la Regione, che all'inizio pareva favorevole, non ci ha ascoltato e il PER vincola il Parco, bloccando i nostri cinque anni di lavoro. In poche parole il Parco del Monte Cucco, ancora una volta, non porta a niente, ci toglie anche questa speranza con l'ennesimo vincolo. Abbiamo fatto tanti sforzi e il progetto è importante per dare un vero impulso, soprattutto economico, al nostro territorio". E ora che contromosse avete in cantiere? "Intanto abbiamo inviato un documento alla Regione con le nostre osservazioni sul PER riguardo all'eolico, nel quale mettiamo in evidenza l'incoerenza che connota la politica energetica regionale: nel PER infatti da un lato è preclusa la possibilità di costruire impianti eolici, dall'altro ci si impegna a partecipare al rispetto degli obiettivi concordati nel Protocollo di Kyoto (entro il 2010 l'Italia deve abbattere le emissioni di anidride carbonica del 6,5% rispetto a quelle del 1990; al momento la previsione dice che arriveremo al 2010 con un bel +14% e ci toccherà pagare multe salatissime, ndr). E in Umbria possiamo sfruttare esclusivamente l'eolico per produrre nuova energia elettrica." E come si potrebbe aggirare l'ostacolo? "L’idea per cercare di ‘svincolarsi’ dal PER è questa: fare il progetto ‘come territorio’, affinché i soldi rimangano qui. Funzionerebbe così: ho già contattato delle aziende che costruiscono impianti eolici, ottenendo la loro disponibilità a produrli ed essere ripagati esclusivamente con l'energia prodotta. In pratica non ci costerebbero niente al momento; successivamente ripagheremmo le aziende in 3/4 anni grazie alle entrate dell'energia pulita prodotta e poi tutto l'indotto rimarrebbe nel territorio. Le entrate a quel punto andrebbero metà al comune di Costacciaro e metà alla nostra università. La gente naturalmente condivide in pieno e ci appoggia. Superiamo così i vincoli del PER perché diamo uno sviluppo al territorio in primis e poi perché non ci sarebbe impatto ambientale, visto che il progetto sarebbe realizzato gradatamente: prima una macchina, poi due e così via. Sarebbe insomma semplice fermarsi al momento opportuno."

Vincoli e incongruenze

Riguardo al problema del divieto di istallare impianti eolici nei parchi regionali, l'Università degli uomini originari di Costacciaro ci ha fatto notare che il Piano Energetico Regionale è estremamente vincolante e rigido e che ci sono un paio di incongruenze non certo secondarie:

 

 

 

 

• nel PER si individuano diversi siti potenziali per l'eolico, anche a Scheggia, Costacciaro e Sigillo. Ma quello che balza all'occhio è che tali siti sono quasi tutti in aree vietate all'eolico dal PER stesso (come si evince facilmente dall'illustrazione). Come appunto il Parco del Monte Cucco;

 

 

 

 

• siccome la patata è bollente, la Regione ha delegato ai comuni la risoluzione del problema. In pratica dà al comune la delega di deliberare l'istallazione sul proprio territorio, ma alla luce del suo piano energetico questo potere decisionale è annullato, perché quegli stessi comuni sono vincolati. Come appunto Scheggia, Costacciaro e Sigillo.

P A R C O

L'animale delle tenebre

Intorno al comportamento dei lupi fiorirono molte storie e credenze. Per una di queste il lupo era l'abitatore principe delle grotte, animale delle tenebre. Il suo verso era definito "urlo", mentre le sue tane "grotte". La toponomastica del Parco di Monte Cucco, in effetti, abbonda di grotte e tane del lupo. In antico, il pastore doveva vigilare assiduamente le pecore, poiché, come recitava un proverbio, “’l pastore a spasso fa ‘l lupo grasso”. Un tempo, per tenere lontani o scacciare i lupi, i pastori di Fossato pare impiegassero il “bastón cornùto”. Era un bastone pastorale, terminato al vertice da un acuminato corno d'animale col quale ci si difendeva validamente. Si credeva che per difendere i vitelli le vacche si disponessero in circolo attorno a loro. Incontrando un uomo, inoltre, il lupo si sarebbe fermato un solo istante a guardarlo per poi riprendere il proprio cammino. Si riteneva si poteva mettere in fuga i lupi col semplice rumore prodotto da due zòcchi (zoccoli) o pezzi di legna sbattuti fra loro, e che per far svenà (dissanguare) le vacche il lupo le azzannasse alle pócce (mammelle). Dopo aver scannàto (sgozzato) una pecora e averne tracanato (tracannato) il sangue, inoltre, un lupo avrebbe potuto rimanere in una grotta per ben 18 giorni, senza né bere né mangiare. Molti zootoponimi (toponimi relativi alla fauna) del Parco si rifanno all'antica presenza del lupo. Dallo zoonimo latino lupus discendono, ad esempio, i toponimi: passo del lupo, costa fossa lupo, forca lupara, grotta del lupo, tana del lupo e così via.

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