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Anno XVII - N. 24 - 19 dicembre 2004 COSTACCIARO |
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Lupus in fabulaQuando davamo la caccia ai lupi sul Pian delle Macinare
Torna d’attualità il problema dei lupi nel nostro territorio. Il fatto che il lupo cerchi di predare le pecore ricade, da che mondo è mondo, entro il normale ordine delle cose naturali. Un antico proverbio delle nostre parti, vero e proprio concentrato di saggezza popolare, recitava, infatti: "A ognuno ’l suo mestiere e ’l lupo a le pecore!". I pastori d’un tempo, per evitare l’aggressione alle greggi da parte del "superpredatore", le rinchiudevano entro gli stazzi, facendovele pascolare, fintanto che queste non avessero completamente esaurito le erbe ivi presenti. Gli stessi "pecorari" provvedevano, poi, a spostare lo stazzo, e i medesimi ovini rinchiusivi, detti "pecore a la rete", in una porzione di prato ancora abbondante di erbe. Alla fine della stagione pascoliva, tutti i prati della montagna risultavano essere stati così "stazzati", vale a dire abbondantemente concimati. Il pastore doveva, dunque, "invigilare" assiduamente le pecore, poiché, come recitava un altro antico e saggio proverbio popolare: "’'L pastore a spasso fa ’l lupo grasso!". Sul Monte Cucco, l’aspra competizione alimentare, l’ardua lotta per la sopravvivenza, tra pastori e lupi ha radici antiche. Al contenimento numerico, in questi luoghi selvaggi, delle popolazioni di tale formidabile carniEvoro contribuirono già molto i provvidi statuti eugubini (cfr. Concioli, Statuta Civitatis Eugubii, Maceratae Typis Josephi Piccioni 1678 - Liber V - Rub. 43. p. 309), i quali assegnavano la taglia di un fiorino ai cacciatori di lupi dell’epoca, spesso definiti "lupari". Da precise testimonianze di fonte orale (Duilio Morelli di Villa Col de’ Canali, ed altri), inoltre, si è appreso come, agli inizi del XX secolo, "Pian delle Macinare" fosse il centro incontrastato della caccia al lupo sul Monte Cucco. Dall’alto di palchi di legno, appositamente costruiti, i cacciatori d’un tempo sparavano, così, ai lupi, dopo averli attirati con carogne, appese, per le zampe, a pali ed alberi, o accatastate, alla rinfusa, sul terreno. Queste specie di altane, chiamate palchi, sembra che fossero altresì collocate nelle località "Capanna dei Rancanesi" ed "Ara dei Frati". Dagli inizi del ’900, la caccia al lupo fu così frequente ed incessante da far sì che, attorno alla fine degli anni ’30, i lupi sembrassero completamente scomparsi dalla montagna. All’eliminazione fisica di tali predatori, si accompagnavano, talora, anche pratiche simili all’esorcismo, esemplificate dall’espressione popolare "scongiurà i lupi". Messi talvolta in atto da solerti sacerdoti, anche durante il canonico rito delle Rogazioni, taluni di questi interventi magico-religiosi, a volte considerati del tutto risolutori, sono stabilmente entrati a far parte dell’aneddotica popolare. Dopo trenta anni di tutela della specie lupina da parte della legge, il lupo, aumentato ovunque di numero in Italia, è ora tornato ad abitare, con alcuni "nuclei familiari", anche il Monte Cucco. Alle autorità competenti sta, adesso, il difficile compito di mediare tra le esigenze della sua salvaguardia e quelle, altrettanto giuste, della sopravvivenza dell’allevamento bovino, equino ed ovino, che, con le razze tipiche della vacca chianina, del cavallo del Catria, e della pecora sopravvissana, non potrà e non dovrà mai scomparire dalle belle e verdeggianti praterie del Monte Cucco. Euro Puletti |
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