Il "Ramo turistico" della Grotta di Monte Cucco
Il cosiddetto “Ramo turistico” della Grotta di Monte Cucco si sviluppa, dallo storico ingresso di quota 1.390, detto “Pozzo Miliani”, fino all’uscita attuale situata a m 1.395 s.l.m., come una sorta di enorme U i cui vertici, come reclinati a destra, corrispondono, appunto, ai due citati accessi: quello orientale e quello settentrionale. Questa diramazione superiore dello sterminato complesso carsico della Grotta di Monte Cucco (-929 m di profondità per oltre 30 km d’estensione spaziale), conosciuta sin dal XVI secolo, in verità, di ingressi ne avrebbe ben quattro, dico ne avrebbe, poiché uno, quello della cosiddetta “Galleria Nuova” è assai angusto e, sospeso com’è nel pauroso vuoto della “Balza del Mezzogiorno” (200 m di dislivello nel punto più alto), risulta adatto solo, ed unicamente, a speleologi esperti, mentre l’ultimo, quello della “Galleria delle Ossa - Sala dei Faraoni”, resta ancora ostruito da un’antica frana. Oltre l’ingresso a pozzo del suddetto Ramo turistico, si devia, quindi, bruscamente a sinistra, cioè a sud, ed iniziano a pararsi dinnanzi allo stupefatto visitatore i grandi e maestosi ambienti sotterranei, via via più grandi, fino a giungere agli enormi saloni della “Cattedrale” e della “Margherita”, la prima così chiamata per le sue ardite volte, che rassomigliano a quelle d’una cattedrale gotica, mentre la seconda per essere stata intitolata, nel 1892, ad una gentile e coltissima signora dell’Ottocento, Margherita Mengarini, dal primo esploratore, in senso scientifico, della nostra gran cavità umbra: l’industriale cartario fabrianese, e senatore del Regno d’Italia, Giambattista Miliani. Superata “La Margherita”, la più grande sala della Grotta, la cui sommità si approssima ai 50 m di altezza, gli ambienti vanno lentamente restringendosi, ma non sono, per questo, meno pieni di fascino e suggestione: “Sala delle Colonne” (per la presenza di grandi e splendide concrezioni calcaree, a forma, appunto, di colonne scanalate), “Sala del Becco” (per una roccia a forma di becco d’uccello), “Sala Simonetti” (a ricordo del cognome d’uno dei suoi esploratori). Oltre la Sala Simonetti, una breve strettoia, in cui occorre procedere carponi, immette nella “Sala Terminale” (o del “Non plus ultra”), oggi illuminata dalla luce solare del nuovo ingresso che dà sui verdeggianti prati di “Costi Leprène”, i più integri del Cucco dal punto di vista naturalistico (vi cresce, infatti, ad esempio, una rarissima pianta, scientificamente detta Campanula apennina, qui scoperta, e segnalata, anni or sono, da chi scrive). Da “Costi Leprène” si può godere d’una fantastica veduta del piano carsico chiuso de “Le Macinare”, vero cuore verde e pulsante dell’intiero Parco del Monte Cucco. Questa è, in breve, la frettolosa ed inadeguata descrizione che si può fare, all’interno d’una striminzita pagina dattiloscritta, del Ramo turistico della Grotta di Monte Cucco da parte di chi l’ha percorsa, “con intelletto d’amore”, come diceva, nel Settecento, il conte Girolamo Gabrielli di Gubbio, svariate decine di volte. Nessuna descrizione, tuttavia, anche la più precisa ed esaustiva, potrà mai, e neanche lontanamente, restituire le indicibili sensazioni ed emozioni che si provano facendo diretta esperienza del fantastico ambiente sotterraneo, fuori dallo spazio consueto e dal tempo ordinario, in cui siamo tutti, volenti o nolenti, costretti a vivere.
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