Sorgeva forse nel Parco di Monte Cucco uno dei primissimi eremi di San Romualdo

 

Secondo quanto scrive il rigoroso storico fabrianese Federico Uncini, “l’eremo di Aquabella”, fondato da San Romualdo dopo il 1011, “era situato alle falde del Monte Maggio, nel versante umbro, nella località Capodacqua di Gualdo Tadino”.

San Pier Damiani, nella “Vita beati Romualdi”, ovverosia all’interno della biografia del suo padre spirituale, racconta come il santo, fondatore dei Camaldolesi, mossosi da Valdicastro, decidesse di stabilirsi “non longe ab Appennino monte in loco qui dicitur Aquabella” … intanto che alcuni laici erano intenti ad erigere, assieme ai suoi seguaci, le tettoie delle abitazioni, Romualdo, oramai inabile al lavoro, a cagione dell’età senile, se ne rimaneva isolato, sorvegliando l’ospizio”.

Dopo la dimora in quest’eremo pedeappenninico, San Romualdo si portò, poi, alla badia di Sitria.

Senza voler mettere minimamente in discussione la plausibile ipotesi dell’autorevole Professor Uncini, vorrei, però, in questa sede, proporne una seconda.

Alla testata della valle della “Vercata”, amena località montana, distesa, a oriente di Purello, ad un’altitudine media di circa 500 m ca. s.l.m., e nel punto in cui si incontrano, da nord-est, la “Val di Lago”, col suo “Torrente Vetorno” e, da est, la “Valle Canovine”, apportatrice di altre acque sorgive, tributarie del medesimo Vetorno, sorgeva un antichissimo romitorio.

Chi si inoltri nella prima vallata, s’imbatte, infatti, dopo aver percorso circa un chilometro, in alte pareti rocciose calcaree che gli sbarrano la strada. È proprio questo il sito vallivo in cui si ancorava, topograficamente, il suddetto eremo.

Una pergamena del 1289, definisce il luogo sacro “heremita s. Romualdi de podio”. Il “podio” in narrativa s’identifica, senz’altro, con l’attuale toponimo “Poggio”, altura culminante a 795 m di quota, e che costituisce una porzione del versante idrografico destro della valle. Esso risultava, storicamente, d’antica proprietà dei “Dominorum de Podio”, i ‘Signori del Poggio’, citati negli Statuti medioevali di Fossato di Vico, alla rubrica 241. Più tardi definito anche come “romitella Porelli de castro Fossati”, di esso non rimangono che estremamente esigui resti.

Il nome dell’area della “Vercata” deriva forse da “varco”, per la posizione geografica, da sempre favorevole alle comunicazioni ed ai traffici transappenninici. Essa, infatti, ricchissima di acque e riparata dai venti, è, sin da tempi preistorici, attraversata da un importante tracciato viario. In epoca romana, tale tracciato preistorico transappenninico, di transumanza e monticazione, dovrebbe essere stato ricalcato da una delle varianti del famoso “Diverticulum ab Helvillo-Anconam”. Chi avesse, anticamente, percorso una delle vie di penetrazione nella “Vercata”, o attraverso “La Sfocatura” (cioè ‘il valico’, m 854), o per il tramite del “Passo di Chiaramonte” (m 892), avrebbe facilmente raggiunto la Marca anconetana, e, passando per “l’abbazia di San Cassiano in Valbagnòla”, sarebbe, infine, sfociato, attraverso la valle del “Torrente Rio Bono”, nella conca fabrianese. Un’area di forte “centralità viaria”, quella della “Vercata”, dunque, e, forse, anche di elevato significato spirituale.

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