"MONTE CUCCO" |
In alto nel cielo t’innalzi, superbo, ed io che ti guardo, dal basso, son preso… d’ammirazione e m’inchino a te d’innanzi. Io sono un nonnulla in mezzo ai dirupi scavati dal tempo, e, con me, esseri e cose sono ai tuoi piedi annichiliti. Cozzano le nubi, di pioggia pesanti, di contro ai tuoi scogli calcarei lucenti, come se s’infrangessero su un paracarro, mentre sopito, di un sonno profondo, dormi. Una scala puntata è nel cielo, perché possan violarti nuovi giganti. Una porta, segreta, nel regno di pluto, si apre, nel fianco, e l’uomo conduce ne’ perigliosi recessi d’atre caverne. E quei che discende, com’io pure scesi, estatico ammira le secolari stalàttiti e stalàgmiti. Ma nero, degli antri, profondo, il silenzio, violato dal debil pallore di lampe al cuore appare, pesante, come di tomba. e poi si risale, in alto, alla luce, come, dagli inferi regni, salì orfeo. in alto è la cima, che sempre percuotono turbini e venti. perché non si frange, di sole risplende, e d’aurore, perennemente. Ivo Puletti |