“Ricordando Costacciaro e il Monte Cucco”

 

Dalle onde degli appennini

Il Monte Cucco affiora,

proteso come una prora,

e, invitta, una croce, l’onora.

Ai suoi piedi è il Gran Colle,

Ch’esso tiene al riparo,

Paese antico, così caro,

Castello eletto, di Costacciaro.

Nei secoli oscuri del tuo passato,

Lume di fede t’ha rischiarato;

Furono artefici, pur, le tue genti,

Di torri, fortezze, chiese e conventi.

Sei maestoso bel Monte Cucco:

Chiunque ti guarda, resta di stucco!

Un’eco risponde dai dirupi,

All’ululato, terrificato,dei lupi.

Alle volte, la nebbia,

Umida e stretta,

Quale una cupola,

T’incorona la vetta.

Però t’allietano belle giornate

L’inverno è rigido, mite l’estate;

Tra le sudate, umane, mete,

Sei un monte di pace, e quiete.

Nelle tue viscere segrete,

Nascondi un lago, d’immense distese,

D’acqua sorgiva, e vispa,

Ch’originando va un fiume: il Rio Scirca.

Sempre Perugia continui a dissetare:

con una sola goccia del tuo mare!

Sei un mistero d’origine antica,

con la tua grotta stalattitìa.

Ammirando le tue sale cattedrali:

Che bellezze di svariate visuali!

Io, emigrando, t’ho abbandonato,

Mai, e poi mai, però, io t’ho scordato!

 

                                                                                                                              Ferdinando Pallucconi