LE FRAZIONI DI COSTACCIARO All’interno del suo territorio comunale, esteso su di una superficie pari a 41,30 km2, Costacciaro annovera tre principali frazioni storiche. Per frazioni storiche s’intende qui il fatto che tali abitati fecero parte, sin dall’origine, del castello di Costacciaro (Castrum Collistacciarii), in qualità di “ville” del territorio di sua giurisdizione, o “curia”. Dal punto di vista geografico, solo tre frazioni presentano le caratteristiche di centro abitato, poiché possono “vantare” almeno un luogo di raccolta degli abitanti (chiesa, piazza, bar, ecc.). Esse sono, in ordine di grandezza e di numero d’abitanti: Villa Col de’ Canali (con Pie’ la Rocca), Costa San Savino (con Ferba) e Ràncana. Vi sono, poi, una serie di piccoli “nuclei” insediativi, anch’essi di lontana origine: Coldagello (o, anticamente, Coldagelli, dalla locuzione latina collis agelli, cioè ‘colle del campicello’), Caprile (già denominato Villa San Donato), Pie’ la Rocca (il cui nome vuol dire: ‘ai piedi della rocca’), Ferba, Colmartìno (d’origine antichissima [prima attestazione, anno 1130!], forse anteriore a quella dello stesso capoluogo di Comune), Borgo San Rocco (il borgo è, storicamente, quel nucleo abitativo che stava immediatamente al di fuori delle mura del castello). Moltissimi, poi, i vocaboli rurali, tipici dell’insediamento sparso d’un tempo, a carattere essenzialmente contadino: Garapella, Fracassìno, Coltarduccio, Bosco, Palazzo Fantozzi, Palazzo Billi, Badia (probabilmente il più remoto nucleo abitato del Comune: l’antico castello di Insula Filiorum Manfredi, forse esistente già nel X secolo, ma documentato solo a partire dal XII), Scassaiola, Bigello, Trebbio (toponimo d’origine prelatina, sul cui territorio, già intorno Mille, doveva sorgere una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, e di cui, con il nome di Villa Trebbi, si parla più diffusamente nel XIV e XV secolo), Molinaccio, Chiascio Grande, Collalto (in origine castello: Castrum Collis Alti), Rubbiano, Venara, Càjje, Casella, Casaccia, Pascolo (toponimo già attestato il 7 ottobre 1277), Case Nuove, ecc. Villa Col de’ Canali conta 263 abitanti, mentre Costa e Ràncana ne annoverano, rispettivamente, 139 e 63 (dati numerici estrapolati dal censimento generale del 2001). L’insediamento umano nel borgo pedeappenninico di Costacciaro (m 567 s.l.m.), d’origine sicuramente antichissima, forse addirittura protostorica, ha, poi, conosciuto recenti nuclei d’espansione, corrispondenti alle località Calcinaro-Fossa Secca-Borgo San Rocco, le quali raccolgono una popolazione complessiva di 238 abitanti, una cifra che rende questo stanziamento uno dei più popolosi insediamenti dell’intero Comune. A fronte d’una popolazione complessiva di 1289 abitanti (di cui 350 vivono nel centro storico), il Comune di Costacciaro mostra un insediamento “accentrato”, di tipo “urbano”, che assomma a circa l’85% del totale, mentre l’insediamento di tipo “sparso” raccoglie il restante 15% degli abitanti del Municipio. L’esistenza di Villa Col de’ Canali (559 m s.l.m.), che sorge su di un conoide di deiezione, è attestata, da documenti d’archivio, sin dal XIV secolo, anche se piccoli nuclei di popolazione dovettero sicuramente impiantarvisi, sin dall’età del bronzo ed in epoca umbra, attorno ad un “castelliere” d’altura, prima, e, poi, durante l’epoca romana, in corrispondenza d’una villa. Una tradizione orale popolare vuole che a fondare Costa San Savino (m 599 s.l.m) fossero gli scampati alla distruzione bellica della statio romana di Ad Ensem (nel racconto denominata “Città Sanìa”), vale a dire l’odierna Scheggia, distruzione dovuta alla discesa di popolazioni di ceppo germanico, tra i secoli V e VIII. Costa San Savino è, però, storicamente documentata solo a partire dal Mille. A quell’epoca, vi sorgeva, infatti, una chiesa intitolata a San Savino, da cui deriva il nome attuale del centro. Sappiamo, poi, che nel 1262 vi nacque il Beato Tomasso Grasselli, del quale si conservano tuttora parte delle strutture murarie della casa d’abitazione. Il nome di Costa allude al fatto che essa sorge “in costa”, vale a dire sul fianco declive di una montagna. La fondazione di Ràncana (m 625 s.l.m.) è un poco più tarda; essa dovrebbe, infatti, essere sorta attorno ad una dimora di caccia dei duchi di Montefeltro: il Palazzo Lupini. Poco resta di tale palazzetto fortificato: alcuni portali, antichi fondaci, ed il resto mutilo della torre di guardia. Il Palazzo Lupini doveva controllare una vasta tenuta di caccia, che, dal verbo latino venare, cioè ‘cacciare’, dovette prendere il nome di Venara. Nel vocabolo rurale Venara sorge, infatti, una piccola abitazione del XVI secolo, che ha tutta l’aria d’essere stata una “casina di caccia”. Il nome Ràncana è collegato a ranco, ‘porzione di terreno disboscato, arso e dissodato in vista della messa a coltura’. I primi documenti storici che parlano di Ràncana appartengono al XV secolo e la denominano “Villa Ranchane”. Il 12 febbraio 1582, Giovanni Luca Lupini, con tutta probabilità abitante di Ràncana è capitano del castello di Costacciaro. Notizie
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